
Martedì, 16 aprile 2019
Oggi la parola solo alla letteratura…
“E anzitutto, per non citare che pochi esempi fondamentali, ci sono a colpo sicuro, poche pagine architettoniche più belle di quella facciata dove, l’uno dopo l’altro e insieme, i tre portali strombati a ogiva, la fascia scolpita e traforata delle ventotto nicchie regali, l’immenso rosone centrale affiancato dalle due finestre laterali come il prete dal diacono e dal sottodiacono, l’alta e fragile galleria di arcate trilobate che regge una pesante piattaforma sulle sue esili colonnette, infine le due nere e massicce torri con la loro copertura d’ardesia, parti armoniose di un tutto magnifico, sovrapposte in cinque piani colossali, offrono ai nostri occhi, in folla ma senza confusione, i loro molteplici dettagli di statuaria, scultura e cesello, potentemente in armonia con la quieta grandezza del tutto; vasta sinfonia in pietra, per così dire; opera colossale di un uomo e di un popolo, una e complessa come le Iliadi e i Romanceros di cui è sorella; prodotto prodigioso del concorso di tutte le forze di un’epoca, su ogni pietra del quale si vede fiorire in mille modi la fantasia del manovale disciplinata dal genio dell’artista; sorta di creazione umana, in una parola, potente e feconda come la creazione divina a cui sembra aver sottratto il duplice carattere: varietà, eternità…
Notre-Dame di Parigi non è affatto un monumento completo, definito, classificabile….
Ogni lato, ogni pietra di questo venerabile monumento è una pagina non solo di storia nazionale, ma anche di storia della scienza e dell’arte…
Ogni ondata di tempo sovrappone la sua alluvione, ogni razza deposita il suo strato sul monumento, ogni individuo porta la sua pietra. così fanno i castori, così fanno le api, così fanno gli uomini. Il grande simbolo dell’architettura, Babele, è un alveare.
I grandi edifici, come le grandi montagne, sono opera dei secoli…”
Victor Hugo definisce Notre-Dame un edificio di transizione, un curioso esempio di varietà. Il tempo di ieri ha portato fuoco e distruzione. Confido che il tempo di domani possa essere di nuovo “architetto” e il “popolo manovale” e che Notre-Dame possa tornare ad essere simbolo di un’arte, ma soprattutto di un’umanità in continuo mutamento, capace di di assimilare le diversità e trasformarle in bellezza.
Notre-Dame de Paris, di Victor Hugo, Feltrinelli Editore.