Questo è il paradosso dell’amore fra l’uomo e la donna: due infiniti si incontrano con due limiti; due bisogni infiniti di essere amati si incontrano con due fragili e limitate capacità di amare. E solo nell’orizzonte di un amore più grande non si consumano nella pretesa e non si rassegnano, ma camminano insieme verso una pienezza della quale l’altro è segno.
“I miei vicini non temono niente. non hanno preoccupazioni, non si innamorano, non si mangiano le unghie, non credono al caso non fanno promesse né rumore, non hanno l’assistenza sanitaria, non piangono, non cercano le chiavi né gli occhiali né il telecomando né i figli né la felicità.”
Per Violette Toussaint, la protagonista di questo straordinario romanzo ho provato un affetto incondizionato da subito…dalla prima pagina lei ci svela accanto a chi vive e si potrebbe non aver voglia di voltare questa pagina…
…ma, se lo si fa, per le altre cinquecento si soffrirà con Lei, ci si rialzerà con Lei, a volte si gioirà con Lei.
Sarebbe bello poter essere Sasha o Célia gli amici che non l’abbandonano mai e che la aiutano a ritrovare un senso anche nel dolore più profondo.
Vorresti prendere un tè con Lei, accarezzare i suoi gatti e chissà poter leggere i suoi diari annotati a mano con tanta cura.
Imparerai che cosa sono “le lacrimanze”:
“E’ una parola che ho inventato io e che riunisce malinconia, sensi di colpa, rimorsi, passi avanti e passi indietro. Tutte le cose che ci avvelenano la vita, insomma, quelle che ci impediscono di evolvere.”
Leggerai la sua prima lettera d’amore e scoprirai che a volte l’amore si può anche” innestare” là dove sembra non poter più vivere.
“Sento una presenza. Un’altra presenza…Sento il suo cuore battere contro la mia schiena, lascio fare ho capito. E’ il trapianto di un amore, l’innesto del cuore di un altro nel mio. Quanto l’ho sperato senza crederci…”
“La felicità sta proprio lì: vivere il tutto in un frammento, vivere una presenza in un frammento, vivere un’attesa grande in un frammento.
…
Dunque in ogni giornata , anche in quelle più sfigate, ci sono almeno tre alberi verdi, tre cose belle per cui ringraziare. Ecco l’esercizio che vi suggerisco tutte le sere, prima di andare a dormire…chiediti: tre cose belle di oggi?
A cosa serve questo esercizio?
Primo: ti fa andare a dormire più felice, un po’ meno arrabbiato ed insoddisfatto.
Secondo: cercare cose belle nella nostra vita ci aiuta a trovare un senso ai nostri giorni. Se c’è una cosa bella significa che c’è un senso da qualche parte.
Terzo: vedere qualcosa di bello ci aiuta a vedere Dio all’opera.
Quarto: allenarsi alle cose belle aiuta a credere che la bellezza è più forte di tutte le schifezze…
Quinto: riconoscere le cose belle ci insegna ad essere grati, piacevolmente grati, felici perché grati. Diceva Marco Aurelio: Ogni tanto cerca le cose più preziose della tua vita e chiediti quanto le cercheresti se non le avessi.“
Derio Olivero “Riprendiamoci la vita” Effatà Editrice
In questi giorni di “vita sospesa” ho ripreso fra le mani le pagine di Derio Olivero (nulla capita mai per caso). Sono uno stimolo prezioso per cercare un frammento di bello in ogni giornata, un frammento di prezioso in ogni dove.
Vagabondavo solo come una nuvola Che alta fluttua su valli e colline, Quando a un tratto vidi una folla, Una schiera di dorati narcisi Lungo il lago e sotto gli alberi Una miriade ne danzava nella brezza.
Fitti come le stelle che brillano E sfavillano sulla Via Lattea, Così si stendevano in una linea infinita Lungo le rive di una baia. Una miriade ne colse il mio sguardo I fiori si lanciarono in una danza gioiosa
Lì presso danzavano le onde scintillanti, Superate in letizia dai narcisi; Un poeta non poteva che esser lieto In così ridente compagnia. Mirando e rimirando, pensai poco Al bene che la vista mi recava:
Spesso quando me ne sto disteso, Senza pensieri, o pensieroso, Essi balenano al mio occhio interiore Che rende la solitudine beata. E allora il mio cuore si riempie di piacere, e danza con i narcisi.