7 Dicembre 2021

“Non debba mai scoprire con domande, con carezze, quella solitudine immensa d’amarti solo io”.

Nives vive sola con le sue bestie a Poggio Corbello dopo che suo marito Anteo è passato a miglior vita “per un coccolone”.

“…nella solitudine la vita di campagna cambiava tanto. Le ore diventavano badilate sui denti al rallentatore; le medesime faccende prendevano una piega anomala…

Ogni mansione si appesantiva di quell’accento: il fatto non condiviso andava perso.

Non esser guardata da anima viva la faceva sentire un fantasma.”

La solitudine, giunta così improvvisa, se di giorno appare sopportabile, al calar della notte fa nascere in Nives “uno sprofondo e le fa e percepire cose da ingoiarsi il cuore”. Per alleviare tutto questo la donna decide di portare a vivere con lei in casa, Giacomina, la fidata gallina dalla zampa bitorzoluta. La custodisce come un fiore delicato, la lava, le lucida l penne e le cerca nell’orto i lombrichi per nutrirla. Tutto questo genera fra i parenti e i vicini di casa un certo chiacchiericcio a cui Nives risponde con prontezza: “…sia chiaro: mi faccio compagnia con chi mi pare”.

Una sera, un improvviso “malessere” di Giacomina, obbliga Nives, che non riesce a darsi pace, ad una telefonata al veterinario del paese Loriano Bottai:

“Loriano, ascolta.

Dimmi.”

Ed ecco che la telefonata diventa l’occasione per lasciar spazio al non detto di una vita: “Alla prima occasione si era scaraventata a minare la tranquillità di un matrimonio che viaggiava verso il mezzo secolo di serenità”:

“Ha senso parlarne ora?

Ha senso non averne parlato mai?”.

Emergono i segreti della provincia bigotta (“a Bardo potevi dire di tutto, tranne di avere il figlio frocio. Gli sbudellamenti erano il minimo”), i racconti di fatti che affondavano nell’ignoranza popolare (“Alla fine gli costava nulla lasciarle credere in veggenti e pozioni, defunti che ti parlano col verso della civetta e sassi magici”.), un sentimento non vissuto pienamente:

“A proposito di spiriti che non trovano requie.

Noi siamo vivi e vegeti.

Parla per te. Una certa Nives è stata massacrata nell’82. Quello che è successo dopo è un’altra cosa. Non è roba da poco vivere con lo spettro di quel che saresti potuta essere. Ti guardi allo specchio e prima di di darti il buongiorno vedi quello.

Esagerata. E poi tre chiacchiere cambierebbero qualcosa?

Almeno mi fai compagnia. Visto che ti è mancato il coraggio per tutto il resto”.

“Troppe parole, con troppo peso”.

Alla fine di quella lunga notte al telefono, Nives ha le braccia doloranti , un ronzio nelle orecchie in fiamme, il cuore le batte strano, ma si sente salva per non essersi ingannata mai.

Sacha Naspini - NIVES - edizioni E/O

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