
“Fin dai primi anni della mia giovinezza pensavo che ognuno di noi ha la propria no man’s land, in cui è totale padrone di se stesso. C’è una vita a tutti visibile, e ce n’è un’altra che appartiene solo a noi, di cui nessuno sa nulla. Ciò non significa affatto che, dal punto di vista dell’etica, una sia morale e l’altra immorale…Semplicemente, l’uomo di tanto in tanto sfugge a qualsiasi controllo, vive nella libertà e nel mistero, da solo o in compagnia di qualcuno, anche soltanto un’ora al giorno, o una sera alla settimana, un giorno al mese; vive di questa sua vita libera e segreta…”
“Se un uomo non usufruisce di questo suo diritto o ne viene privato da circostanze esterne, un bel giorno scoprirà con stupore che nella vita non s’è mai incontrato con se stesso, e c’è qualcosa di malinconico in questo pensiero.”
Parigi era buia quella notte, era verde scura, non nera . Questo colore così cupo imprigionava il cielo, il fiume la città e anche i volti dei due amanti che si stavano separando. Fra loro rimasero discorsi in sospeso: discorsi sul mondo, sulla guerra alla porte, sul futuro del mondo e anche sul loro. Lui partì senza che avessero costruito un passato o un futuro. Lei rimase sola nei giorni di autunno ed inverno che arrivarono e nelle notti di guerra. “Sette lunghi anni di separazione” e poi, in un enorme ed accogliente ristorante di Stoccolma i loro occhi “in modo del tutto naturale” si incontrarono di nuovo.
..ma, mentre Lui aveva permesso a qualcuno d’altro d’altro di organizzare la sua no man’s land, ed era diventato un’“insignificante bestiola che viene mobilitata, addestrata, spedita da qualche parte…punita o premiata perché ha rigato dritto rinunciando al mistero e alla libertà. Lei no. Lei amava ancora di un amore disperato, ma restava padrona del suo mondo libero e segreto dove non avrebbe tollerato alcuna ingerenza.
Nina Berberova – IL GIUNCO MORMORANTE – Adelphi