Il mio Calendario dell’Avvento: 12 Dicembre 2022

Quando si piange ci si sta un po’ salvando

Teshima è una piccola isola rurale nel sud- ovest del Giappone. Lungo la spiaggia del villaggio di Karato si trova un’insolita galleria: Les Archives du coeur – Shinzo -on no Akaibu. Qui è possibile vivere un’esperienza che soli pochi musei al mondo offrono: ascoltare i battiti del cuore di altre persone. Ancora una volta con L’ISOLA DEI BATTITI DEL CUORE, Laura Imai Messina ci porta a scoprire con una scrittura emozionante un luogo che non è un’eccezione in Giappone, ma uno dei tanti dove, come lei stessa dice “Viene fermata la poesia della vita”.

“Nei mesi che precedono questo giorno, l’adulto e il bambino hanno imparato che le cose che gli esseri umani sono più care, una certa musica, il montaggio di un film un determinato rumore, risuonano del ritmo interno alla loro mente. La chiamano fluttuazione ed è la stessa che regola il battito del cuore delle persone, Qualcosa che pare continua, ma in realtà è lievemente incostante.”

Shūichi, l’adulto, è un noto illustratore, Kenta, il bambino ha otto anni, eppure fra loro giorno dopo giorno nasce una straordinaria amicizia, uno scambio che li arricchirà entrambi: “E per pescare un pesce-bambino? Per acchiappar il suo cuore (e non fargli male) cosa si deve fare?”

“Gli adulti non possono consolare i bambini, perché i loro mondi sono troppo distanti. I bambini si accontentano dell’amore, sanno che è tutto ciò che gli adulti gli possono dare. I bambini non possono consolare gli adulti, perché gli adulti non accordano ai bambini quel potere. Gli adulti si consolano pensando di avere almeno la capacità di consolare i bambini, ma è un’illusione”.

Laura Imai Messina con la sua scrittura poetica ci racconta la storia di un’amicizia pura, dove non ci sono ruoli, ma dove, nonostante la differenza d’età l’uno riesce a prendersi cura dell’altro: “ Se tardi a trovarmi, non scoraggiarti. Se non mi trovi in un posto, cercami in un altro. Da qualche parte mi sono fermato e ti attendo.” (Walt Whitman)

“Ecco, io credo che i ruoli si cambino continuamente nella vita. Magari non rimaniamo figli delle stesse persone, né mariti, né padri. Io non sono madre di nessuno ma sono sicura che più di una volta, accompagnando le persone nel lutto, ho rivestito quel ruolo. Non so, magari suona confuso, ma io credo che si possa ricostruire tanto, ogni giorno.”

Laura Imai Messina – L’ISOLA DEI BATTITI DEL CUORE – Piemme


Il mio Calendario dell’Avvento: 10 Dicembre 2022

Amani ha 16 anni, quando con la motivazione di regolarizzare il passaporto per incominciare a lavorare in un negozio di Bassano del Grappa, sua madre la riporta in Siria, la loro patria di origine . Essendo partita che aveva solo tre anni, della terra in cui era nata, non ricorda nulla e l’idea di rivederla per cinque giorni la entusiasma.

“Avevo sedici anni ed ero curiosa…La Siria di Damasco, la più antica città del mondo, la Siria dell’Eufrate e delle civiltà studiate sui libri di scuola. La Siria del deserto, che ero certa mi avrebbe affascinato con i suoi colori e i suoi silenzi.”

Dietro il viaggio si cela però l’inganno del matrimonio combinato con un cugino più vecchio di lei. Amani resiste alle violenze fisiche e psicologiche che le vengono imposte per ben un anno, fino a quando, grazie all’intercessione di un cugino professore universitario ad Aleppo, riesce a rientrare in Italia. Ora la ragazza ingannata e impaurita di SIRIA MON AMOUR ha lasciato spazio a una giovane donna e madre di Vittoria! SULLA NOSTRA PELLE racconta gli incontri di Amani con le ragazze i ragazzi delle scuole a cui descrive la sua esperienza. La sua voce però si amplifica e diventa la voce di Sara, Saman, Giulia , Dorina, Gabriela…di tutte quelle donne che la violenza maschile ha soffocato e spento.

“Quando ero trattenuta in Siria, ho trovato sempre profondamente ingiusto quello che mi stava accadendo. Questo mi ha dato la forza di ribellarmi, di resistere , di dire no. Noi donne abbiamo dentro questa capacità di capire l’ingiustizia. Non lasciamola inespressa, impariamo a rivendicare quello che vogliamo, ma anche a reagire non appena gli altri cercano di convincerci a “tornare nei ranghi”. Nei loro ingiusti ranghi.

Il trauma ha prodotto serie conseguenze sull’anima, ma anche sul fisico di Amani. Una sofferenza che passa attraverso i ricoveri ospedalieri, i distacchi dall’amata figlia Vittoria, ma la forza che da sempre la contraddistingue non è mai venuta meno.

“Siamo tutti vulnerabili, incompiuti, traumatizzati. Ma non siamo macchine e da queste imperfezioni dobbiamo assolverci. non dobbiamo perdere di vista il fatto che la vita offre sempre nuove possibilità. E va affrontata, pronti a ricominciare, a risollevarci.”

Amani El Nasif – SULLA NOSTRA PELLE / SIRIA MON AMOUR – Piemme


Il mio Calendario dell’Avvento: 7 Dicembre 2022

Il primo libro che ho letto di Jhumpa Lahiri, più di vent’anni fa, è stato “L’interprete dei malanni” un’ intensa raccolta di racconti con il quale vinse nel 2000 il Premio Pulitzer. Da una decina di anni l’autrice anglo-bengalese ha preso casa a Roma (dove trascorre i periodi liberi dai suoi impegni di docente universitari in America) e dal 2014 scrive e pubblica solo in italiano, perché come lei stessa ha affermato in un’intervista è la lingua della chiarezza: “Scrivo nella lingua di Dante per ottenere un contatto più puro con l’anima e con la realtà che mi circonda”. I “Racconti Romani” sono nove racconti che omaggiano nel titolo le raccolte di Alberto Moravia, il primo autore letto dall’autrice in italiano, e nel contenuto la città eterna vista in tutte le su contraddizioni. C’è chi è fuggito dall’Urbe, perché diventata ormai troppo violenta: “Prima non conosceva la campagna, aveva sempre vissuto in città. Qui non ha paura di essere aggredito. Preferisce stare tra gli animali e coltivare la terra. Ormai si è adattato a questo ambiente selvatico che lo protegge.”  Ci sono due amiche che si rincontrano a Ponte Sisto dopo anni. Una di loro vive all’estero da tempo perché “la sua malmessa città natale le pesava parecchio.” C’è una numerosa famiglia straniera che si trasferisce a est della città per sentirsi più sicura, per sfuggire ai pericoli sempre in agguato: “Dentro quella casa per la prima volta anche io mi sentivo protetto dalla città e dal quartiere pieno di abitanti e negozianti che tolleravano la nostra presenza senza esagerare…”. Purtroppo la fortuna dura finché dura: la troppa disumanità e la troppa intolleranza li faranno ritornare, scoraggiati, nel loro paese d’origine. Ci sono due professori universitari, anche loro stranieri, che hanno preso in affitto un alloggio “perché Roma fa parte della vita di lei”. Qui aveva vissuto e studiato per un anno quando aveva diciannove anni e qui si era innamorata per la prima volta. Sembrerebbero turisti persi nella calura estiva fra le piazze romane, ma in realtà tutto quello che si presenta intorno a loro, i volti delle donne, le risate e i saluti affettuosi della gente, tutto riporta in superficie il dolore mai sopito della perdita: “Non c’è niente che ti aspetta in quella stanza. Niente a parte il dolore già dentro di te”. Infine c’è una studentessa d’oltreoceano che dopo aver studiato Dante al College viene con le amiche a visitare i luoghi del sommo poeta: Firenze, Ravenna, Roma. Però non fa ritorno in America con loro. A Roma si sposa, ha una figlia e solo quando quella vita borghese le diventa troppo stretta, riprende il suo amore per Dante che la riporta oltreoceano ad insegnare, senza mai abbandonare la città eterna : “Ogni ritorno mi fa sentire ringiovanita, anche una specie di fantasma che riprende, a tratti, una vita precedente.”

Jhumpa Lahiri – RACCONTI ROMANI – Guanda


Il mio Calendario dell’Avvento: 2 Dicembre 2022

Karine Marsilly è un’arborista tree-climber che, come lei stessa dice, si prende cura degli alberi con un approccio quasi materno: “E’ il tocco femminile che metto nella mia professione, mentre gli uomini preferiscono il confronto con l’albero”. Ha studiato in Francia per specializzarsi nella potatura e nella cura delle piante e, non è stato facile, nonostante i numerosi anni di studio, affermarsi in un mondo prettamente maschile. In questo libro, albero dopo albero, ci racconta la sua passione per le piante, nata molto presto, quando sin da bambina si arrampicava sugli abeti nella valle di Chamonix.

“La mia più grande gioia consisteva nell’arrampicarmi sugli alberi. Dovevo essere già un po’ scalmanata, un po’ birbante. Devo precisare che ero la più alta del nostro gruppetto…A quindici anni ero già alta come oggi e ben presto riuscii a raggiungere i rami più bassi degli abeti, che formavano una vera e propria scala fino in cima. mi rivedo mentre spiego a chi aveva voglia di starmi a sentire che il monte Bianco era magnifico visto dalla cima di un albero…”

Karine impartisce preziosi consigli sulla cura degli alberi: sulla loro potatura, su quale sia il momento migliore per piantarli (“A Santa Caterina mette radice ogni piantina”), su quali funghi parassitari possano colpirli e su come saper leggere il calendario lunare.

“Con la luna nuova la linfa scende a scorrere, e con la luna piena risale verso la cima nelle radici. Come per le maree, è l’allineamento del Sole, della Terra e della Luna a deformare e ad attirare le molecole d’acqua”.

Ama gli alberi, ama gli animali di cui si circonda nella sua fattoria: siepi di grandi alberi, anche antiche querce accolgono uccelli, scoiattoli, caprioli ed in questi anni Karine si è anche dedicata allo studio dei legami che uniscono le due specie.

Grazie a quelle piante e alle battaglie che portato avanti per loro ho moto approfondito la mia riflessione sulla natura, e ho scoperto la gioia dell’allevamento delle mucche di razza bazadaise. Non è un caso che questo animale sia stato a lungo impiegato per il trasporto degli alberi…agile e muscolosa, questa mucca è utilissima nella gestione delle foreste. al contrario dei motori meccanizzati che massacrano il sottobosco…la mucca, con i suoi zoccoli biforcuti, vanga e ara il terreno, giovando in questo modo alla salute degli alberi…Grazie agli alberi ho imparato a conoscere le mucche, grazie alle mucche conosco meglio gli alberi!”

“La consapevolezza della fragilità del nostro paese dovrebbe condurci ad avere maggiore considerazione per gli alberi. In passato molte civiltà sono scomparse per aver distrutto le loro foreste…Gli alberi possono vivere benissimo senza di noi, ma noi non possiamo vivere senza gli alberi. A loro modo sono le nostre radici.”

Karine Marsilly – LAMIA VITA CON GLI ALBERI – Einaudi

Le bellissime illustrazioni che accompagnano il volume sono di Anna Regge.


Come si diventa signori della guerra?

Pierre Sautreuil è un giovane giornalista indipendente francese. Corrispondente di guerra, prima ancora di aver finito i suoi studi, nel 2014 segue in Ucraina la guerra del Donbass. “Le guerre perdute di Jurij Beljaev” è stato pubblicato per la prima volta in Francia nel 2018 e come lui stesso scrive nella prima prefazione, il testo non vuole essere solo un libro sulla guerra in Ucraina. L’incontro con il comandante Jurij Beljaev e lo strano confidenziale rapporto che si instaura fra i due, lo porta infatti a ripercorrere gli ultimi trent’anni di storia russa dal crollo dell’Urss ai tumultuosi anni Novanta.

“Bardato del suo equipaggiamento, il comandante è un uomo impressionante. Le tasche del gilet tattico sono piene di granate e caricatori per kalashnikov. Due revolver gli ornano il petto come enormi spille. Alla gamba destra è allacciata una pistola Makarova. Il suo viso è spigoloso e le labbra così sottili da sembrare avvizzite. Le occhiaie bluastre mettono in risalto la limpidezza magnetica dei suoi occhi. Ha un’aria austera ma si esprime con una gentilezza sconcertante. Ora capsico perché i suoi uomini, quasi tutti sulla ventina, lo rispettano tanto. Batman è rassicurante come un padre.”

“Io mi sono considerato russo per tutta la vita. Poi il destino ha voluto che l’Urss scomparisse e mi ritrovassi ucraino. Sono cresciuto in Unione Sovietica, ci sono nato e fino al 1991 sono stato un cittadino di questa grande potenza. E’ tragico vederci divisi da questi stupidi conflitti, ed è insopportabile sentir dire che l’Urss era un regime mostruoso.”

“Prima di imbarcarmi sull’aereo che mi riporterà a Parigi mi decido a scrivergli: “Ti andrebbe di rivederci a San Pietroburgo per proseguire i nostri colloqui? Vorrei scrivere un libro su di te”.

La sua risposta mi raggiunge all’atterraggio: “Come vuoi, ragazzino. cerca solo di arrivare prima della polizia”.

Pierre Sautreuil è stato premiato nel 2015 con il premio Bayeux-Calvados Award  for war correspondents per i suoi reportage sulla crisi ucraina.

PIERRE SAUTREUIL – LE GUERRE PERDUTE DI JURIJ BELJAEV – EINAUDI


La pizza di Fulvio

Per me è nata prima la pizza del pane…

Ho avuto il piacere di conoscere Fulvio per la prima volta, quasi dieci anni fa, quando Italo, uno degli amici più preziosi che la mia vita mi abbia dato, ed ahimè, portato via troppo in fretta, organizzò una bellissima serata sulla panificazione. La location e la cucina scelte per l’occasione erano forse un po’ troppo piccole per accogliere tutti, ma questo non scoraggiò l’entusiasmo di questo giovane mugnaio dal sorriso contagioso. Da allora Fulvio ha fatto una straordinaria carriera che lo ha reso responsabile di grandi progetti ed un volto amato della tv.

Oggi in libreria è arrivato il suo secondo libro: “PIZZA PER TUTTI” un viaggio che, a partire dal chicco, ci porta, attraverso tecniche e ricette, a scoprire uno dei cibi più amati al mondo, ma soprattutto dà a tutti noi lo strumento per realizzarlo:

“Hai tra le mani il libro che avrei voluto avere quando mi è letteralmente esplosa la passione per le lievitazioni. Non solo. E’ il libro che avrei desiderato anche dopo anni di esperienza, quando cercavo ricette da realizzare in casa spiegate in maniera facile.”

Per avere una buona pizza ci vuole una buona farina

“La pizza è divertimento. Ed è anche condivisione perché si può fare insieme, è bello mangiarla con qualcuno e, per gli appassionati è interessante scambiarsi idee, sbagli, prove e risultati.”

Buone mani in pasta e buona lettura!

Fulvio Marino – PIZZA PER TUTTI – Mondadori

p.s. Per chi come me ha il privilegio di vivere nella stessa piccola città di Fulvio ed ogni tanto di incontralo e di scambiare qualche rapida battuta, la sua genuinità ed il suo sorriso aperto sono sinceri ed autentici.

p.s.2 Le bellissime fotografie del libro sono di Eunice Brovida (“Mi sono chiesta come definire la mia fotografia e penso di poterla riassumere in questa frase: volti umani e stanze dell’anima.”)

«Mia madre deponeva sul tavolo ogni mattina una gríssia del “pane di ieri”, un fiasco di vino, un orciolo di olio e una saliera, tutto ricoperto da un tovagliolo da lei ricamato con la scritta: “l’olio, il pane, il vino e il sale siano lezione e consolazione”». (Enzo Bianchi – Il Pane di ieri-)


Noi siamo sempre noi

Lo dicono tutti quanto è romantico impegnarsi, ma solo perché è stato insegnato loro che il romanticismo consiste nel sacrificio, nella rinuncia.

“Abbiamo deciso di separarci”

Una frase concisa che getta nel totale sconforto una esemplare famiglia norvegese in vacanza in Italia per festeggiare il settantesimo compleanno del papà e nonno Sverre. Questo perché, dopo quarant’ anni di vita in comune, tre figli e due nipoti, sono proprio Sverre e sua moglie a lasciarsi.

“Sì, ci separiamo, ma è difficile spiegare il perché. Ci sono cose che dobbiamo elaborare ognuno per conto proprio, certi conti da chiudere. Onestamente, non è stata una decisione facile”.

“E’ una scelta meditata. Entrambi sappiamo che si è esaurito tutto, che ognuno dei due ha avuto dall’altro – e da questo matrimonio – tutto ciò che poteva pretendere. Non vediamo più alcun futuro insieme.”

La storia si sviluppa attraverso lo sguardo di Liv, Ellen ed Hakon i tre figli ormai adulti che cercano, con grande difficoltà, di dare una spiegazione ad un gesto così inaspettato e alle sue conseguenze. Fanno fatica ad accettare che i loro genitori si comportino come se nulla fosse accaduto e continuino “a vivere allo stesso modo di prima, anche da separati”.

“Non è catastrofico buttare al vento quarant’anni di matrimonio e un’intera famiglia?”

“Siamo adulti tutti quanti. Questa é una faccenda fra me e Sverre.”

Questa frase che la madre rivolge a Liv, la figlia più grande, è quella su cui mi sono soffermata maggiormente a riflettere. La separazione genitoriale viene percepita da lei come un crollo della fondamenta della propria vita: agli occhi di questa donna, seppur adulta e madre a sua volta, tutti i ricordi e le esperienze di vita appaiono velate di falsità. Quanto è difficile distinguere la condizione di essere adulto, da quella di essere figlio? Questo libro stimola a meditare su come potremmo comportarci in una situazione analoga. Verrebbero meno tutte le nostre certezze, i nostri principi o saremmo in grado di comprendere, di renderci conto che non tutto è stato una finzione, che gli affetti, le situazioni possono mutare e noi rimanere sempre noi?

Buona Lettura!

Helga Flatland “una famiglia moderna” Fazi Editore


COMPAGNE DI VIAGGIO

Ogni giorno vorrei avere “cura” del mio blog, di questa creatura che amo immensamente, ma che altrettanto “immensamente” trascuro.

Le esigenze familiari e lavorative prevalgono troppo spesso (sempre?!) sul tempo che doniamo a noi stessi.

I pensieri rimangono inespressi, il senso di inadeguatezza prevale, le pagine rimangono bianche e i mesi volano via senza parole.

Tempus fugit!

…ma non è fuggito proprio invano questo tempo, ho scritto poco, ma ho letto tanto.

Ho letto tanti libri scritti da donne, con straordinarie donne come protagoniste. Ve li consiglio perché sono appassionate, malinconiche, resilienti ed ironiche: proprio come noi!

“Siamo così, è difficile spiegare

Certe giornate amare, lascia stare

Tanto ci potrai trovare qui con le nostre notti bianche

Ma non saremo stanche neanche quando

Ti diremo ancora un altro “sì”

Buona lettura!

La compagna Natalia

“I miei morti hanno iniziato a farmi visita dopo la morte di Natalia…

Mi piace incontrarli perché dimostrano il ciclo di cui siamo parte, quel gorgo energetico, che non so come chiamare se non universo. Quell’energia che incarniamo per un periodo di tempo e che poi restituiamo.

Sono i miei morti che mi chiedono se non dovremmo sentire di più il dovere di usarla meglio, finché la possediamo, e come mai troppo spesso non ne siamo capaci, o meglio, consapevoli.”

Antonia Spaliviero – LA COMPAGNA NATALIA – Sellerio

Lorna Mott torna a casa

A Lorna erano sempre piaciuti gli uomini: i loro corpi massicci e le le loro voci profonde la affascinavano – era un istinto naturale, biologico. E ne ammirava l’intelletto, lo zelo con il quale si dedicavano alle loro professioni, e l’ingenua e coraggiosa docilità con la quale accettavano di essere mandati in guerra, Aveva un debole per i filosofi…

Una donna alla sua età doveva rivelare tutto ai figli ormai adulti? Era obbligata a dare spiegazioni? L’equilibrio si era forse capovolto, tanto che adesso era lei a dipendere da loro e non il contrario? Non la pensava a questo modo, ma forse loro sì.”

Diane Johnson – LORNA MOTT TORNA A CASA – Edizioni Atlantide

La biblioteca delle ultime possibilità

Se c’è una lezione che tutti noi dovremmo imparare dalla vita di Stanley è che non è mai troppo tardi per trovare la tua voce, per farti avanti e gridare a pieni polmoni contro le ingiustizie. Perché se uno di noi avesse anche solo un briciolo del coraggio e della umanità di Stanley, questo nostro cavolo di mondo sarebbe un posto decisamente migliore.”

Freya Sampson – LA BIBLIOTECADELLE ULTIME POSSIBILITA’ – Mondadori

Violeta

“C’è un tempo per vivere e un tempo per morire. E tra i due c’è il tempo per ricordare. E’ quel che ho fatto nel silenzio di questi giorni in cui ho potuto scrivere i dettagli mancanti per completare le pagine che ti scrivo, un testamento sentimentale più che

disposizioni di ordine materiale. Da alcuni anni non riesco più a scrivere a mano, la mia grafia è illeggibile, ho perduto l’elegante scrittura di un tempo imparata da Miss Taylor quand’ero bambina, ma l’artrite non mi impedisce di usare il computer, l’estensione più utile del mio corpo storpiato. Mi prendi in giro, Camilo, dici che sono l’unica centenaria moribonda più attaccata al computer che alle preghiere.”

Isabel Allende – VIOLETA- Feltrinelli

P.S. Mi renderebbe davvero felice confrontarci, se qualcuno di voi leggerà o ha già letto questi libri, per conoscere le emozioni che vi hanno trasmesso. Scrivetemi! Un gruppo di lettura è un sogno che prima o poi farò uscire dal cassetto…


11 Dicembre 2021

Perché io sono una femminista.

E quando, tanti anni fa, cercai la parola sul vocabolario, trovai questa definizione: “Femminista: una persona che crede nell’uguaglianza sociale, politica ed economica dei sessi”.

La mia bisnonna, a quanto mi hanno raccontato, era una femminista. Fuggì dalla casa dell’uomo che lei non voleva sposare e sposò l’uomo che aveva scelto. Si oppose, protestò, disse ciò che pensava quando le sembrò che la stessero privando della sua terra perché era una donna.

Non conosceva la parola “femminista”.

Ma ciò non vuol dire che non lo fosse.

Dovrebbe esserci più gente a rivendicare questa parola…

Tutti noi, donne e uomini, dobbiamo fare meglio.

…il libro che tutti i giovani uomini e le giovani donne di domani dovrebbero trovare sotto l’albero.

Chimanda Ngozi Adichie - DOVREMMO ESSERE TUTTI FEMMINISTI - Einaudi

2 Dicembre 2021

“Scrivere mi piace, consente di frequentare il proprio mondo interiore e in questo sciagurato periodo tiene anche molta compagnia. Questa è una corsa a tappe, ci vuole tenacia e pazienza…”

E’ la gratitudine la più potente delle medicine.

Pur vivendo nella stessa città, non conosco Giorgio di persona, ma quando nel febbraio scorso ho iniziato a leggere su Facebook i suoi post, mi sono permessa di scrivergli. Questo perché i suoi scritti mi sono sembrati da subito dei brevi racconti di grande intensità e di grande coinvolgimento emotivo.

“La sala d’attesa” amplifica tutto questo. Non è un libro da comodino, è un libro incalzante che non smetti di leggere perché Giorgio ti coinvolge “nella sua corsa a tappe” con una scrittura vivace, con un’ironia che sembra non abbandonarlo mai.

Ho scritto ieri che il calendario di quest’anno è dedicato alle donne e la domanda – allora perché questo libro – potrebbe sorgere abbastanza spontanea. Io credo la risposta sia in ogni pagina:

“Poi la vedo venirmi incontro, ne immagino il sorriso sotto la mascherina e gli occhi lucidi dietro le lenti fotocromatiche. Non ci possiamo abbracciare, ci tocchiamo le mani, le spalle, le dico che sto bene. Spesso in questo racconto utilizzo il noi come soggetto. In effetti dovrei usarlo sempre. Non vi è cosa che abbia vissuto in questo tempo complicato che non abbia vissuto anche Monica. Il dolore, la paura, le lacrime di dispiacere o di gioia, le attese, i silenzi…”

“Mi tornano alla mente i giorni in cui era difficile respirare, sembra passato un secolo. Poi finalmente la vedo arrivare. Mentre tutto il mondo guarisce io torno nel mondo, la Vita è passata a riprendermi, guida la mia macchina ed è più bella che mai.”

“Solo da te non posso guarire, ti amo.”

Mentre leggevo queste righe, alcune le ho anche sottolineate, ho pensato che la profondità di un uomo stia anche qui: nel riconoscere la grandezza di chi ha accanto, nel riconoscere nella sua compagna, la Vita stessa.

Il mio non vuole essere uno sguardo riduttivo sul libro che sono convinta sia una fonte di messaggi potenti. Sono stata fortemente indecisa dietro quale “finestrella” nasconderlo! Le pagine che Giorgio scrive sul suo cammino di rinascita meritano a pieno il 25 dicembre che è il giorno simbolo di nuova vita:

“Infine, riemergo, respiro come se fosse la prima volta, piango a dirotto sotto una coperta troppo piccola per contenere quella diga andata in pezzi, in mezzo all’Oceano. Non accadeva da mai…Prima di atterrare a Francoforte decisi che avrei ripreso in mano la mia vita…Smisi di contenere, di conservare una situazione che faceva invidia al mondo e che lentamente uccideva me. Adesso avevo tutta la vita nelle mie mani, era tutta lì, davanti a me, spaventosa e bellissima.”

Come ho adorato il suo sguardo acuto:

” Potrei scrivere moltissimo su questo spaccato sociale della borghesia di provincia, quella dove conta la reputazione piuttosto che la coscienza. Quella intrisa di segreti inconfessabili e abbracci ipocriti…”

…e fragile al tempo stesso:

“Ancora oggi mi emoziono facilmente, mi gusto però il piacere di lasciarmi andare, il privilegio di ritrovare quella fragilità così vera, quella sensibilità che avevo seppellito sotto le mille pietre di una determinazione feroce che forse non serve più.”

…ma ogni libro ci colpisce in modo particolare per qualcosa ed il Loro “senso di appartenenza quello che non può essere scalfito dalle situazioni della vita” ha fatto, per me, veramente la differenza.

p.s. Giorgio mi ha promesso una dedica sul libro, spero in quell’occasione di conoscere anche Monica . Non so se ci si potrà abbracciare, ma vorrei poterlo fare, per dirle che la resilienza è una qualità che rende noi donne uniche e straordinarie.

Giorgio Ruatasio "La sala d'attesa" Nerosubianco edizioni
Tutti i proventi di questo libro saranno devoluti interamente a favore della cura e della ricerca sulle Leucemie.