24 Dicembre 2021

“Dopo molti anni, arrivò nel regno, un altro principe; un vecchio gli raccontò la storia del castello circondato da rovi nel quale una bellissima principessa chiamata Rosaspina dormiva un sonno incantato, e dei molti principi che vi erano rimasti imprigionati.

Il principe disse: – Io non ho paura, arriverò al castello e sveglierò la Bella addormentata. – Il vecchio cercò di fargli cambiare idea, ma il principe non gli diede retta.”

Charles Perrault - LA BELLAADDORMENTATA NELBOSCO - Nuinui

23 Dicembre 2021

Alice cominciava a non poterne più distarsene lì seduta con sua sorella senza far niente. Aveva sbirciato un paio di volte nel libro che lei stava leggendo, ma non c’erano né immagini né dialoghi. ” E a cosa serve un libro” si era domandata Alice, “senza immagini e senza dialoghi?”.

Così si era messa a pensare (per quel che riusciva, dato che il gran caldo di quel giorno la rendeva indolente e instupidita) se il piacere di creare una coroncina di margherite poteva valere lo sforzo di alzarsi e andare a raccogliere i fiori, quando all’improvviso le sfrecciò accanto un Coniglio Bianco dagli occhi rosa.

Alice non trovò niente di strano, né ugualmente le parve strano sentire d’un tratto il coniglio borbottare tra sé:

“Perbacco! Perbacco! Come sono in ritardo!”…

Lewis Carroll & Valeria Docampo - ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE - Terre di Mezzo editore

22 Dicembre 2021

“Mais guardò Dorothy e il piccolo Toto respirare serenamente. per quanto tempo avrebbero dormito? Con il suo cervello, la ragazza avrebbe di certo escogitato un modo per salvare il leone.

All’improvviso udì un verso sordo. Si alzò e avanzò verso glia alti steli che circondavano la radura finché qualcosa rotolò ai suoi piedi.

– A voler essere cattivi si finisce per perdere la testa – disse una voce metallica. Il taglialegna aveva appena abbattuto la sua ascia sul collo di un grosso gatto selvatico. Davanti a lui un piccolo topo si teneva ritto sulle zampe posteriori riaggiustandosi i baffi.

– Grazie per avermi salvato la vita – disse il topo al taglialegna.

– Il combattimento era impari, mi si è stretto il cuore – rispose l’uomo di latta.”

Sebastien Perez & Benjamin Lacombe - IL MAGO DI OZ - Rizzoli

Le quattro di mattina

Voglia di tenerezza

“La sua energia era sempre scaturita dalla capacità di aspettarsi qualcosa, una specie di speranza rimasta intatta anno dopo anno a dispetto di tutte le difficoltà. Era la speranza, il pensiero che sicuramente sarebbe successo qualcosa di bello, a tirarla giù dal letto la mattina e a mandarla a letto contenta la sera. Per quasi cinquant’anni una sorgente segreta le aveva riversato la speranza nel sangue, e lei aveva passato le sue giornate in attesa, sempre pronta per una nuova sorpresa e sempre ricompensata.”

“I miracoli esistevano, ma non ci si poteva contare. Non sarebbe mai andato bene niente, ma erano le quattro di mattina e lei era alla soglia dei cinquant’anni. Non voleva arrendersi alla mediocrità, alla placidità e al vuoto.”

Il New York Times ha scritto: Vi farà ridere e vi farà piangere. Una sintesi perfetta della bellezza di questo libro da cui nel 1984 venne tratto l’omonimo film vincitore di cinque premi Oscar! Sono passati quasi quarant’anni ed io non l’ho ancora visto…inconsciamente, forse, desidero sempre prima leggere il libro!

Larry McMurtry – VOGLIA DI TENEREZZA – Einaudi


#unacosabellalgiorno

LASCIARE CHE IL VENTO TRA GLI ALBERI PORTI IL SUONO DEL MARE

Oggi ho desiderato il mare.

Oggi ho immaginato il mare in questo cielo blu sferzato dal vento di marzo.

Vorrei essere capace di trovare ogni giorno un “istante” di bellezza da fermare, per non permettere a questo anno orribile, che ci allontana dalle persone, dagli affetti, da ciò che nutre le nostre anime, di avere la meglio. Ho fatto questo scatto, poi ho chiuso gli occhi e per un attimo il vento fra i rami del pino marittimo è diventato il suono del mare.

Vorrei essere capace di leggere, scrivere, fotografare un po’ ogni giorno, per essere parte di questo tempo e non esserne solo trasportata, ma com’è difficile fare propositi in questo tempo sospeso.

“Ho trascorso tutte le estati della mia vita a fare propositi per settembre, ora non più.

Adesso trascorro l’estate a ricordare i propositi che facevo e che sono svaniti, un po’ per pigrizia, un po’ per dimenticanza.

Che cosa avete contro la nostalgia, eh?

E’ l’unico svago che ci resta per chi è diffidente verso il futuro. L’unico.

Senza pioggia, agosto sta finendo, settembre non comincia e io sono così ordinario.

Ma non c’è da preoccuparsi, va bene. Va bene così.” (La Grande Bellezza)

Nessun proposito, un po’ di nostalgia e tanta bellezza.


Dove non ho mai abitato

Io non ho mai scritto una lettera d’Amore…

“Caro Massimo, quando leggerai questa lettera sarò già tornata a casa. Non è stato facile andare via e sono sicura che se non lo avessi fatto adesso, non lo avrei fatto più. Non passerà un solo giorno per tutto il resto della mia vita che non penserò a te. Come stai? Cosa fai? Gli anni che passano non sempre ci cambiano, ma possono aiutarci ad accettare quello che siamo. Io sono sempre scappata, fuggita. Lo sto facendo anche adesso, ma con la consapevolezza di sapere tutto quello che lascio, tutto quello che perdo…Ho deciso di lasciarti le quote dello studio di mio padre. So che porterai avanti il suo nome come nessun altro saprebbe fare. Me compresa. E sono certa che tu sai che insieme a questo, io lascio a te qui, anche il mio cuore…”

DOVE NON HO MAI ABITATO un film di Paolo Franchi, 2017. In DVD o su Netflix.

Questo è il mio fermo immagine preferito. La foto non ha contorni ben definiti, ma racchiude in un attimo tutto ciò che questo film mi ha trasmesso: il senso della bellezza, il riscoprire sé stessi al di là degli stretti parametri che ci definiscono, un’istante di felicità mai slegata però da una profonda malinconia…


A loverlon man on the way…

Francesco Nuti

Per chi ama Francesco Nuti il bellissimo racconto di Giovanni Veronesi:

“Riccio, biondino, col buchino sul mento, e si chiamerà Lorenzo. Scrissi una storia per dare un figlio a Francesco.La svolta della mia vita è stata una notte in cui Francesco Nuti mi raccontò che avrebbe desiderato un figlio. Io avevo 23 anni e lui 30. Eravamo sul terrazzino del Residence Prati e ricordo come se fosse ora, che fumava una Stop senza filtro di Novello Novelli. Ogni tanto se ne concedeva una. Tirava boccate enormi e diceva scherzando: sai come gode il polmone? Poi, diventò serio e disse: chissà come sarebbe un Nutino? Babbo dammi 500 lire voglio andare alle giostre. No è pericoloso, tieni, prendine mille e vai dove ti pare. Mi diceva che se avesse avuto un figlio, l’avrebbe viziato abbestia, poi però gli avrebbe fatto suonare il pianoforte e imparare a giocare bene a poker. Lui giocava bene ma perdeva quasi sempre da Benigni. Ecco, come Benigni, disse. Gli darei uno scappellotto ogni tanto, così anche se unna’ fatto nulla e tanti baci come se dovesse sempre partire. Lo educherei senza educarlo. Vivendoci insieme, come fanno le mamme orse. Appunto gli dissi, e la madre? Eh, nota dolente per lui, che era sempre fidanzato senza esserlo. La madre sarà una bella madre! La troveremo dai, non mi far pensare a cose tristi adesso. Un ce l’ho una madre da dargli. Ora voglio pensare solo a lui. Riccio, biondino, col buchino sul mento, e si chiamerà Lorenzo. E gli occhi? In giù, gli occhi devono essere sempre in giù, sennò non fa tenerezza. Era un autoritratto praticamente. E il carattere come il mio, presuntuoso e permaloso, ma molto generoso. Ma dalla madre non prende nulla? O che la smetti con questa madre? La un c’è la madre, per adesso, un c’è, che devo fare? C’è solo Lorenzo. Si ma è come se tu arredassi una stanza prima di costruirla. Mi guardò stupito. Bello! Gli piacque. Pensa: tutto l’arredamento messo preciso su un prato e intorno nulla, senza pareti. E’ una bella immagine. Sì, Lorenzo per adesso è così, senza pareti. Io andai a letto stranito quella notte. L’immagine di un salotto abbandonato in un prato mi tormentava. Figuratevi io, figlio di un ingegnere, che ero stato capace di immaginare una cosa del genere. Se l’avessi detto a mio padre mi avrebbe diseredato. Alle 4 del mattino iniziai a scrivere. In tre ore circa riuscii ad immaginarmi non solo le pareti ma anche il condominio e tutto il quartiere. Scrissi una storia per dare un figlio a Francesco. Quattro paginette con una bic nera, che ricordo finì proprio alla fine del soggetto. Era un segno che qualsiasi cosa volessi aggiungere era di troppo. Al mattino dopo, cioè mattino, alle tre del pomeriggio diciamo, raggiunsi l’ufficio con la mia opera omnia. Non si presentava benissimo, perché i fogli erano tutti spiegazzati e l’inchiostro un po’ sbafato, pero’ per me era Lorenzo. Infatti il titolo che gli avevo dato era proprio quello. Lo consegnai a Francesco dicendo: io non sono propriamente una bella madre, però questo è tuo figlio, tieni, l’ho partorito stanotte per te. Lui sorrise e si mise subito a leggere. Io andai al bar a fare una colazione pranzo merenda, vista l’ora e quando tornai in ufficio mi accorsi che c’era un’atmosfera strana. Anche la segretaria mi guardava diversamente. Gianfranco Piccioli e Francesco Nuti che erano soci in produzione, mi convocarono ufficialmente nella stanza principale. Senti Giovanni, dicci la verità, non l’hai copiato eh? Perché si va in galera tutti sennò. Io mi misi a ridere. No, giuro l’ho scritto stanotte! Perché, vi piace? Francesco mi abbracciò, sembrava quasi che aspettasse quel momento da tanto tempo. Finalmente ero diventato quello che lui voleva e cioè, il suo sceneggiatore. Il suo autore privato, oltre che grande amico. Nei suoi occhi in giù, vidi l’emozione di un momento ufficiale, quasi un’incoronazione. Lui voleva quanto me che io diventassi qualcuno o perlomeno qualcosa nel cinema e quel pomeriggio, lui capì, più di me, che ce l’avrei fatta. Grazie mi disse, del figlio, ma soprattutto per non avermi deluso. E così io me ne andai in giro per il centro di Roma credendo di essere diventato l’ottavo re, molto prima di Totti. E quei quattro fogliacci scritti a mano, diventarono uno dei film più belli di Francesco Nuti che non si intitolò mai Lorenzo, ma “Tutta colpa del Paradiso.”

“Tutta colpa del paradiso” è un film che ha più di trent’anni, ma ascoltare Giovanni Veronesi che racconta questa storia mi ha fatto venire un po’ di nostalgia per gli anni ’80 e per Romeo, interpretato con tanta dolcezza da Nuti ” a loverlon man on the way”!