Il mio Calendario dell’Avvento: 11 Dicembre 2022

La commissaria Lolì fa la sua prima comparsa letteraria nel 2010 e proprio ad allora risale la mia edizione…Oggi dopo il grande successo televisivo “la” ritrovate in una nuova veste grafica e in tanti libri, ma io il mio consiglio è di iniziare a scoprire e ad apprezzarla partendo proprio da “LA CIRCONFERENZA DELLE ARANCE”.

Lolita Lobosco , dopo un lungo periodo di lavoro a Legnano, torna a Bari come vicequestore, a dirigere un commissariato di soli uomini. In un mondo prettamente maschile, come è quello della polizia, schiacciato dai pregiudizi, Lolì afferma le sue doti e la sua intelligenza senza rinunciare alla sua femminilità. La cura della bellezza, i tacchi, la cucina, doti di una vera donna del Sud sono caratteristiche fondamentali della sua personalità, a cui non rinuncia, esattamente come farebbe un uomo.

“Qualche anno fa, sfogliando vecchie annate di giornali, mi capitò di leggere un trafiletto sul -Corriere della sera- di venerdì 18 marzo 1960. Riguardava la polizia femminile che aveva visto luce il 7 dicembre 1959. L’articolo recitava: -La neonata polizia femminile a battesimo i primi di ottobre. Indetti due concorsi per complessivi 511 posti. Ma non sarà facile risolvere alcuni interrogativi di circostanza: gonne corte o lunghe, tacchi alti o bassi?- Da quella divertente lettura nacque l’idea del commissario Lolita e di questo libro, che io oggi dedico alle donne perché siano libere sempre di vestirsi come vogliono.”

“Eravamo a casa mia, era mattina uno di quei giorni pieni di sole di fine anno scolastico mentre a scuola c’era assemblea. In cucina Stefano aveva preso un’arancia dalla fruttiera di ceramica e l’aveva tagliata a metà. Poi si era avvicinato e mi aveva messo le mani sotto la felpa. – Sai cosa mi ricordano i tuoi seni Lolita? No, cosa? Guarda qui sono tondi e perfetti come la circonferenza di queste arance. -L’avevo baciato e dopo avevamo mangiato insieme l’arancia, metà per ciascuno. Qualche mese dopo, era andata com’era andata.”

Gabiella Genisi – LA CIRCONFERENZA DELLE ARANCE – Sonzogno


La pizza di Fulvio

Per me è nata prima la pizza del pane…

Ho avuto il piacere di conoscere Fulvio per la prima volta, quasi dieci anni fa, quando Italo, uno degli amici più preziosi che la mia vita mi abbia dato, ed ahimè, portato via troppo in fretta, organizzò una bellissima serata sulla panificazione. La location e la cucina scelte per l’occasione erano forse un po’ troppo piccole per accogliere tutti, ma questo non scoraggiò l’entusiasmo di questo giovane mugnaio dal sorriso contagioso. Da allora Fulvio ha fatto una straordinaria carriera che lo ha reso responsabile di grandi progetti ed un volto amato della tv.

Oggi in libreria è arrivato il suo secondo libro: “PIZZA PER TUTTI” un viaggio che, a partire dal chicco, ci porta, attraverso tecniche e ricette, a scoprire uno dei cibi più amati al mondo, ma soprattutto dà a tutti noi lo strumento per realizzarlo:

“Hai tra le mani il libro che avrei voluto avere quando mi è letteralmente esplosa la passione per le lievitazioni. Non solo. E’ il libro che avrei desiderato anche dopo anni di esperienza, quando cercavo ricette da realizzare in casa spiegate in maniera facile.”

Per avere una buona pizza ci vuole una buona farina

“La pizza è divertimento. Ed è anche condivisione perché si può fare insieme, è bello mangiarla con qualcuno e, per gli appassionati è interessante scambiarsi idee, sbagli, prove e risultati.”

Buone mani in pasta e buona lettura!

Fulvio Marino – PIZZA PER TUTTI – Mondadori

p.s. Per chi come me ha il privilegio di vivere nella stessa piccola città di Fulvio ed ogni tanto di incontralo e di scambiare qualche rapida battuta, la sua genuinità ed il suo sorriso aperto sono sinceri ed autentici.

p.s.2 Le bellissime fotografie del libro sono di Eunice Brovida (“Mi sono chiesta come definire la mia fotografia e penso di poterla riassumere in questa frase: volti umani e stanze dell’anima.”)

«Mia madre deponeva sul tavolo ogni mattina una gríssia del “pane di ieri”, un fiasco di vino, un orciolo di olio e una saliera, tutto ricoperto da un tovagliolo da lei ricamato con la scritta: “l’olio, il pane, il vino e il sale siano lezione e consolazione”». (Enzo Bianchi – Il Pane di ieri-)


Chissà se lo sai…

Le zeppole di San Giuseppe

E’ quasi domani…

Però non volevo perdere l’occasione di trovare, anche in una giornata particolarmente pesante, com’è stata quella di oggi, un attimo di bellezza e di pace.

#unacosabellalgiorno è un esperimento di pasticceria riuscito, che ha profumato la cucina di scorza di limone e vaniglia.

La quiete invece è giunta riascoltando una bellissima canzone di Lucio Dalla il cui testo “nasconde” forse un desiderio attualissimo?

E sotto quale stella, tra mille anni
Se ci sarà una stella, ci si potrà abbracciare?…

Ti ho guardata e per il momento
Non esistono due occhi come i tuoi
Così neri, così soli che
Se mi guardi ancora e non li muovi
Diventan belli anche i miei E si capisce da come ridi che
Fai finta e che non capisci, non vuoi guai
Ma ti giuro che per quella bocca che
Se ti guardo diventa rossa
Morirei Ma chissà se lo sai?
Ma chissà se lo sai?
Forse tu non lo sai
No, tu non lo sai. Poi parliamo delle distanze, del cielo,
E di dove va a dormire la luna quando esce il sole
E di come era la terra prima che ci fosse l’amore
E sotto quale stella, tra mille anni
Se ci sarà una stella, ci si potrà abbracci
are?…”


Le dèjeuner sur l’herbe

#unacosabellalgiorno: un petit dèjeuner sur l’erbe è stato il mio attimo di bellezza quotidiano.

Nulla di troppo impegnativo: un po’ di pane, qualche pomodoro ed un adorabile formaggio alle erbe fatto con cura dalla mia amica Arianna sulla Langa, quella vera, Alta e Fenogliana.

…e poi, cosa non da poco, “l’herbe”!

Si perché vivere in campagna in questi mesi di Covid è stato, ed è un grandissimo privilegio. Il prato, gli alberi, i bulbi che sbocciano, i fiori da piantare sono diventati potenti alleati, così come lo sono state le foglie o le pigne da raccogliere durante l’autunno.

La natura, con i suoi avvicendamenti, scandisce lo scorrere del tempo e mi aiuta a non cadere nello stereotipo che ogni giorno sia uguale ad un altro:

“La Natura, la bellezza, il giardino, il profumo di un fiore, aiutano a fantasticare e a riflettere. Molte piante evocano miti, poesie, leggende…indugiare su questi pensieri, ricordare aiuta a dare alla nostra vita un senso e una serenità distaccata e nello stesso tempo partecipe.”

L’arte, la poesia e la natura sono legate indissolubilmente. Attingere a queste fonti di bellezza e lasciarcene letteralmente travolgere può essere un buon balsamo per le nostre anime messe a dura prova da una triste quotidianità.

Gian Lupo Osti “INVECCHIARE IN GIARDINO” Edizioni Ponte alle Grazie


Rosso: odi et amo

Questo miscuglio inebriante di potere e sensualità

“Perché la luce è colore, e l’ombra è la sua assenza.” (J.M.W. Turner)

Rosso: Scarlatto, Cocciniglia, Vermiglione, Rosso corsa, Ematite, Lacca di garanza, Sangue di drago.

Quante sfumature e quante storie meravigliose intorno a questa tinta riservata, fin dagli albori della storia, ai generali Romani o ai copricapi dei governanti e dei sacerdoti Atzechi. Simbolo di potere e di sensualità ma anche di aggressività, il diavolo viene sempre raffigurato rosso, diventa però, per alcuni popoli, anche colore di buon auspicio e di gioia.

Una pentola di ceramica rossa, un mazzo di ranuncoli rossi, un Atlante sentimentale dei colori (come guida) sono diventati, oggi, i miei strumenti strategici per sfuggire al senso di oppressione e chiusura che inevitabilmente, in questi giorni, associo a questa tonalità. Cucinando nella pentola rossa e riempiendo il vaso di ranuncoli ho cercato nella memoria immagini felici di rosso.

Ho ripensato alla mia prima macchina Rosso corsa, dono di un marito premuroso, ad un cappotto Vermiglio che mi ha accompagnato durante l’attesa di mia figlia Francesca e ad un vestito di lino Scarlatto che mia suocera aveva (ed ancora ha) l’abitudine di indossare d’estate, di ritorno dal mare e che faceva risaltare ancor di più la sua pelle ambrata e i suoi capelli biondi.

#unacosabellalgiorno e tanti “tubetti” di colore perché come diceva Claude Monet : “Ciò che tiene sveglio il mio cuore è il silenzio colorato.”

Kassia St Clair ” ATLANTE SENTIMENTALE DEI COLORI” UTET


Februarius…

Chandeleur

Il mese di febbraio dal latino februare (purificare) è associato, nelle antiche tradizioni pagane e cristiane, alla Luce e alla rinascita.

Ritroviamo il “fuoco nuovo” nelle processioni romane con le fiaccole accese, nell’accensione dei fuochi e dei falò degli antichi riti celtici, nella cattolica “Festa Candelarum” che ricorda, con le processioni e la benedizione delle candele, la purificazione della Vergine e la presentazione di Gesù (luce per illuminare le genti) al tempio.

Le giornate iniziano ad allungarsi e nonostante il freddo sia ancora persistente, la natura si prepara ad uscire dall’inverno.

E’ bello accogliere con riti di Luce il nuovo che rinasce ed i primi timidi accenni di primavera.

Questa sera ho deciso anche io di accendere le candele e di preparare, seguendo la tradizione francese, le crepes.

Ho “rubato” ad un cuoco francese una ricetta molto semplice, ma riuscitissima che scrivo qui sotto.

Che febbraio possa portarci grazia, purezza, luce e rinascita!

INGREDIENTI E SEMPLICI PASSAGGI PER CREPES PERFETTE

Rompere 2 UOVA in un contenitore. aggiungere 250 gr di LATTE, 30 gr di ZUCCHERO e alla fine 100 gr di FARINA. Mettendo prima gli ingredienti liquidi si evita che si formino i grumi. Frullare il tutto velocemente in un mixer o con un frullino. Lasciare riposare la pastella per un quarto d’ora o anche di più, se si ha tempo. Le crepes vanno poi cotte in una padella antiaderente scaldata molto bene e leggermente unta con un po’ di burro o di olio a seconda delle preferenze.


20 Dicembre 2020

BATES: Shh. Ci preoccuperemo in un altro momento. Per ora pensiamo a trascorrere un bellissimo Natale insieme

Per quanto sia uno dei periodi più belli dell’anno, il Natale evoca anche un profondo senso di nostalgia. Si è tentati di credere che le tradizioni natalizie non siano mai cambiate e che tutti abbaino sempre mangiato tacchino, patate arrosto, cavoletti di Bruxelles, plum pudding, mince pie e Christmas cake. Ma sospetto che chiunque non sia inglese, anche solo a leggere queste parole aggrotterà la fronte.

in altre parole, ogni paese e finanche ogni singola famiglia ha un modo tutto suo di festeggiare il Natale. quella che per alcuni è una tradizione inviolabile, per altri può trasformarsi nel peggiore degli incubi.

Regula Ysewijn – DOWNTON ABBEY IL RICETTARIO UFFICIALE DI NATALE – Panini Books

VIOLET: Un nobile a favore di una riforma è come un tacchino a favore del Natale.

18 Dicembre 2020

Le Madeleine

E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato ammorbidire un pezzetto di madeleine. Ma nell’istante in cui il sorso di tè, mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento a qualcosa di straordinario che mi stava accadendo. Un delizioso piacere mi aveva invaso, isolato, senza ne sapessi la ragione. Mi aveva reso immediatamente indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi guasti, illusoria la sua brevità allo stesso modo in cui agisce l’amore, riempendomi di un’essenza preziosa…

Avevo smesso di sentirmi mediocre, contingente, mortale. Da dove poteva venirmi questa immensa gioia?

Marcel Proust

Nathalie Le Foll Cleophee de Turckheim – GARDEN PARTY – Marabout

Celine Giraud – MENU’ LETTERARI – Franco Cesati Editore

Michèle Villemur – A TAVOLA CON MARIA ANTONIETTA – Edizioni Clichy


12 dicembre 2020

“Sia lodato per amore o per forza, il lupo in forma umana, o come che sia, capace di corteggiare una cuoca trasandata senza battere ciglio né storcere il muso. Infatti, come può non arricciare il naso davanti ai capelli della ragazza impregnati dai profumi della padella? L’uomo, o il lupo, devono essere ciechi o immensamente caritatevoli per non guardare con un minimo d’irritazione il nasino lucido di grasso, le labbra screpolate o i resti miserandi dell’ultima manicure!… Se volete affascinare il lupo, a prescindere dalla forma in cui si manifesta, ecco una serie di trucchi rimasti finora appannaggio di poche elette e che è giusto svelare all’intera categoria delle donne di cucina…”

M.kK. Fisher – COME CUCINARE IL LUPO – Neri Pozza

… perché nella mia vita costruita a tessere mal tagliate, nella mia vita a mosaico (come quella di tutti e più delle donne), la casalinghitudine è anche un angolino caldo

“Nella sarabanda domestica che precedeva i pranzi importanti di cui esigeva la supervisione, zia Ermelinda si ritagliava inflessibilmente lo spazio degli gnocchi di semolino. Ce ne andavamo a prepararli nella sua cucina, noi due sole mentre di là fervevano i preparativi. Imburrava la teglia e ritagliava i dischetti con una cura quasi religiosa: e l’oro della crosticina era la garanzia che nemmeno fra gli ospiti di riguardo, nemmeno nel cuore di discussioni accalorate in lingue incomprensibili, avrebbe dimenticato di controllare se ero seduta convenientemente, o di aggiustarmi il fermaglio dei capelli.

La memoria familiare tramanda di zia Ermelinda Pontecorvo – Sereni un’immagine di donna dura, avara, dispotica, complessivamente poco simpatica…Per me zia Mela resta un profumo, la musica, dei gesti eleganti, la sensazione di qualcuno che chiede molto ma molto è disposto a dare, il calore di sentirmi prediletta e unica.”

Clara Sereni – CASALINGHITUDINE – Einaudi

Suor Germana – QUANDO CUCINANO GLI ANGELI – Piemme

Luciano De Giacomi – NONNA GENIA –


La rosa e l’usignolo

La primavera è una condizione dell’anima…

“O cuore, fa conto di avere tutte le cose del mondo, Fa conto che tutto ti sia giardino delizioso di verde, E tu su quell’erba fa conto di essere rugiada gocciolata colà bella notte, e al sorger dell’alba svanita.” Omar Khayyam