“Dirompenti, coraggiose, libere. Sono così le donne della musica.”
QUELLO CHE LE DONNE DICONO racconta, attraveso la voce di Fiorella Mannoia, la storia di trenta donne tenaci che hanno portato avanti la loro carriera artistica, in un mondo prettamente maschile. Ci sono le grandi cantanti del passato come Miriam Makeba, Nina Simone, Aretha Franklin che hanno espresso con la loro persona e il loro canto la lotta alla discriminazione e la lotta per i diritti civili. Accanto a loro le nuove generazioni come Beyoncè, Lady Gaga, Bjork, Rihanna, Billie Eilish, Ariana Grande. Tutte giovani donne accomunate dal successo, ma soprattutto da grandi battaglie: per i diritti della comunità LGBTQ, contro il sessismo o il bodyshaming. E’ un libro che attraverso la forza di vite straordinarie invita alla sorellanza fra donne: per rompere gli stereotipi e per difendere i diritti per cui “le sorelle” prima di noi hanno lottato e che non vanno mai dati per scontati!
“Una donna che lotta per se stessa lotta per tutte le donne”.
Fiorella Mannoia – QUELLO CHE LE DONNE DICONO La musica è una cosa da ragazze – Feltrinelli
Quello che le donne dicono è anche una playlist su Spotify, per cui leggendo il libro è possibile ascoltare la musica di queste artiste straordinarie.
“Così si sentiva Fie, come si trovasse in una buca stretta, senza spiraglio di luce…”
In una mattina di inizio dicembre, Fie assiste al frantumarsi della sua tranquilla ed abitudinaria vita borghese. Dopo che il marito le racconta “di quell’altra”, davanti ai suoi occhi scorre la proiezione di un film che non avrebbe mai voluto vedere: non ha più un compagno, un lavoro e deve abbandonare la sua moderna ed elegante villetta a schiera per un loft piuttosto fatiscente. Messa in disparte anche dal figlio adolescente, che non sembra avere tempo da dedicarle, il suo rifugio ed il suo oblio diventano le pilloline bianche prescritte dal dottore per curare una presunta depressione.
Sara, vive dall’altra parte della Norvegia, fa l’infermiera ed è la sorella di Fie. Comprende che la frase “hai buttato via le pillole” non sortisce più effetto, deve andare oltre per per permettere a sua sorella di riemergere dalla nebbia fitta e pesante che l’ha avvolta. Decide allora di inviare a Fie, dal secondo giorno di Avvento in poi, via sms, un dono o meglio un compito da svolgere che le permetta di alzarsi la mattina con uno scopo e che la faccia giungere a Natale come una persona completamente nuova.
Un Calendario dell’Avvento molto particolare.
“Rendi l’appartamento carino e confortevole”.
“Buongiorno! E’ il 3 dicembre, e il compito di oggi è: preparare dolcetti natalizi”.
“Fai un regalo a qualcuno”.
“Ottimismo”
…
Saranno proprio questi doni-compiti che permetteranno a Fie di risollevarsi, di re-instaurare rapporti umani, di trovarsi un lavoro e di scoprire di non essere per nulla un “fiasco totale”, anzi!
“Il che significa che devi pensare alla gioia di comprare piante e fiori. Alla gioia di abbellire un appartamento vecchio e triste. Ma anche alla gioia di avere intorno qualcuno verso cui provi un desiderio bruciante! Per citare la mia vicina di casa settantacinquenne (quella su Tinder): sento la linfa vitale scorrere nelle mie ossa vecchie e decrepite!”
Siri Ostli – UN GRAMMO DI FELICITA’ AL GIORNO – Garzanti
Dedico questo mio Calendario dell’Avvento , composto da sole autrici femminili, a tutte le donne speciali della mia vita: a quelle che camminano accanto a me ogni giorno e a quelle che mi hanno preceduta in un’altra luce, in particolare a Piera, che per i libri aveva il mio stesso grande amore.
Lanci parole veloci inghirlandate di risa, e mi inviti ad andare dove mi vorranno condurre. Non ti do retta, non le seguo: sto guardando le labbra dove sono nate.
Guardi, improvvisa, lontano. Fissi lo sguardo lí, su qualcosa, non so che, e scatta subito a carpirla la tua anima affilata, di saetta. Io non guardo dove guardi: sto vedendo te che guardi.
E quando tu desideri qualcosa non penso a ciò che vuoi, e non lo invidio: non importa. Oggi lo vuoi, lo desideri; domani lo scorderai per un desiderio nuovo. No. Ti attendo piú oltre dei limiti, dei termini. In ciò che non deve mutare rimango fermo ad amarti, nel puro atto del tuo desiderio. E non desidero piú altro che vedere te che ami.
E se Dio vorrà ti amerò ancora di più dopo la morte.
Adoro gli epistolari, occupano un angolo privilegiato della mia libreria. Le lettere conservano infatti un fascino che, a mio parere, nessuna mail o rapido messaggio potranno mai scalfire.
Potrà sembrare nostalgico ed anche un po’ malinconico, ma in uno scritto “vergato a mano” mi sembra di poter percepire maggiormente la presenza fisica del mittente: nella scelta lenta ed accurata delle parole, nella scelta della carta da lettere o del biglietto, nello scorrere della mano sul foglio…
Alla mia grande passione dedico questa settimana #unacopertinadavetrina📚❣️ con “Come dirti addio” un epistolario che raccoglie lettere d’addio, lettere dove l’amore e i sentimenti si trasformano, guadagnandone in intensità.
“Per me è tremendo anche solo pensare…che ogni attimo che passa ti stia allontanando da me.”
Da Saffo, passando attraverso Oscar Wilde, per giungere a Céline, Simone de Beauvoir, Leonard Cohen e molti altri.
“Carissima Marianne, sono solo pochi passi dietro di te, ma abbastanza vicino da stringerti la mano.”
A voi lettori il piacere di venirne a scoprire il contenuto in libreria @cooplibrerialatorre📚📚📚📚📚📚📚📚📚📚📚📚📚📚📚.
dire come mi manchi, come immenso tu sei nel mancare,
adesso che mi sono persa fra masse dure, fra caligine di buio pesto,
senza orizzonte, senza la tua mano che tutto sorregge.
Tu mi credi più forte, mi pensi in oro e argento, ma guarda l’orma che lascio,
come di farfalla, di passero stanco, di bruco, di formica.
Non vedi come mi spengo se non mi ami? Mi secco come una pianta.
Amami ancora un poco, con cura, con tempo, con attesa.
Amami come amano i forti spiriti,
senza pretesa, con fuoco generoso, con festa, senza ragionamento.
E scusa questo mio domandare ciò che si deve dare,
questo avere bisogno, scusalo. Non è degno del patto che lega la rondine al suo volo,
la rosa al suo profumo, il vino al suo colore, il tuo cuore al mio cuore.
Mariangela Gualtieri
P.S. La meravigliosa canzone sarda che segue è stata scritta nel 1920 ed ha avuto i più grandi interpreti. Ricordo di essermi commossa la prima volta che l’ho ascoltata. La versione strumentale di Paolo Fresu è immensa, ma è uscita su Youtube la versione di Giua, staordinaria cantautrice genovese, accompagnata da Vieri Sturlini alla chitarra! Cercatela, è pura emozione.
“Dopo molti anni, arrivò nel regno, un altro principe; un vecchio gli raccontò la storia del castello circondato da rovi nel quale una bellissima principessa chiamata Rosaspina dormiva un sonno incantato, e dei molti principi che vi erano rimasti imprigionati.
Il principe disse: – Io non ho paura, arriverò al castello e sveglierò la Bella addormentata. – Il vecchio cercò di fargli cambiare idea, ma il principe non gli diede retta.”
Charles Perrault - LA BELLAADDORMENTATA NELBOSCO - Nuinui
19 DICEMBRE / Un motivo dominante delle Onde è l’espansione progressiva delle “tenebre” : motivo conradiano che Virginia riprende e interpreta come l’incontro con l’onda, che interroga Psiche.
Come se nell’aria vibrassero ondate di oscurità, l’oscurità si espandeva, copriva le case, le colline, gli alberi, al modo in cui ondate d’acqua lambiscono i fianchi di una nave affondata. L’oscurità inondava le strade, vorticando intorno a singole figure, sommergendole; cancellando coppie allacciate sotto la cascata d’oscurità degli olmi in piena fioritura estiva. L’oscurità arrotolava le sue onde sui sentieri erbosi e sulla pelle rugosa dei campi da corsa, avviluppando il solitario biancospino e gusci vuoti di lumache ai suoi piedi. Salendo più in alto, l’oscurità si spingeva sui pendii brulli, incontrava le vette frastagliate e rase delle montagne, dove la neve dimora eterna sulla dura roccia, anche quando le valli sono piene di torrenti precipitosi e di foglie di vite gialle, e le ragazze sedute in veranda alzano gli occhi alla neve, facendosi ombra al volto col ventaglio. Anche loro l’oscurità ricoprì.
Nadia Fusini - UN ANNO CON VIRGINIA WOOLF - Neri Pozza
“Non debba mai scoprire con domande, con carezze, quella solitudine immensa d’amarti solo io”.
Nives vive sola con le sue bestie a Poggio Corbello dopo che suo marito Anteo è passato a miglior vita “per un coccolone”.
“…nella solitudine la vita di campagna cambiava tanto. Le ore diventavano badilate sui denti al rallentatore; le medesime faccende prendevano una piega anomala…
Ogni mansione si appesantiva di quell’accento: il fatto non condiviso andava perso.
Non esser guardata da anima viva la faceva sentire un fantasma.”
La solitudine, giunta così improvvisa, se di giorno appare sopportabile, al calar della notte fa nascere in Nives “uno sprofondo e le fa e percepire cose da ingoiarsi il cuore”. Per alleviare tutto questo la donna decide di portare a vivere con lei in casa, Giacomina, la fidata gallina dalla zampa bitorzoluta. La custodisce come un fiore delicato, la lava, le lucida l penne e le cerca nell’orto i lombrichi per nutrirla. Tutto questo genera fra i parenti e i vicini di casa un certo chiacchiericcio a cui Nives risponde con prontezza: “…sia chiaro: mi faccio compagnia con chi mi pare”.
Una sera, un improvviso “malessere” di Giacomina, obbliga Nives, che non riesce a darsi pace, ad una telefonata al veterinario del paese Loriano Bottai:
“Loriano, ascolta.
Dimmi.”
Ed ecco che la telefonata diventa l’occasione per lasciar spazio al non detto di una vita: “Alla prima occasione si era scaraventata a minare la tranquillità di un matrimonio che viaggiava verso il mezzo secolo di serenità”:
“Ha senso parlarne ora?
Ha senso non averne parlato mai?”.
Emergono i segreti della provincia bigotta (“a Bardo potevi dire di tutto, tranne di avere il figlio frocio. Gli sbudellamenti erano il minimo”), i racconti di fatti che affondavano nell’ignoranza popolare (“Alla fine gli costava nulla lasciarle credere in veggenti e pozioni, defunti che ti parlano col verso della civetta e sassi magici”.), un sentimento non vissuto pienamente:
“A proposito di spiriti che non trovano requie.
Noi siamo vivi e vegeti.
Parla per te. Una certa Nives è stata massacrata nell’82. Quello che è successo dopo è un’altra cosa. Non è roba da poco vivere con lo spettro di quel che saresti potuta essere. Ti guardi allo specchio e prima di di darti il buongiorno vedi quello.
Esagerata. E poi tre chiacchiere cambierebbero qualcosa?
Almeno mi fai compagnia. Visto che ti è mancato il coraggio per tutto il resto”.
“Troppe parole, con troppo peso”.
Alla fine di quella lunga notte al telefono, Nives ha le braccia doloranti , un ronzio nelle orecchie in fiamme, il cuore le batte strano, ma si sente salva per non essersi ingannata mai.