Il mio Calendario dell’Avvento: 4 Dicembre 2022

“Fin dai primi anni della mia giovinezza pensavo che ognuno di noi ha la propria no man’s land, in cui è totale padrone di se stesso. C’è una vita a tutti visibile, e ce n’è un’altra che appartiene solo a noi, di cui nessuno sa nulla. Ciò non significa affatto che, dal punto di vista dell’etica, una sia morale e l’altra immorale…Semplicemente, l’uomo di tanto in tanto sfugge a qualsiasi controllo, vive nella libertà e nel mistero, da solo o in compagnia di qualcuno, anche soltanto un’ora al giorno, o una sera alla settimana, un giorno al mese; vive di questa sua vita libera e segreta…”

“Se un uomo non usufruisce di questo suo diritto o ne viene privato da circostanze esterne, un bel giorno scoprirà con stupore che nella vita non s’è mai incontrato con se stesso, e c’è qualcosa di malinconico in questo pensiero.”

Parigi era buia quella notte, era verde scura, non nera . Questo colore così cupo imprigionava il cielo, il fiume la città e anche i volti dei due amanti che si stavano separando. Fra loro rimasero discorsi in sospeso: discorsi sul mondo, sulla guerra alla porte, sul futuro del mondo e anche sul loro. Lui partì senza che avessero costruito un passato o un futuro. Lei rimase sola nei giorni di autunno ed inverno che arrivarono e nelle notti di guerra. “Sette lunghi anni di separazione” e poi, in un enorme ed accogliente ristorante di Stoccolma i loro occhi “in modo del tutto naturale” si incontrarono di nuovo.

..ma, mentre Lui aveva permesso a qualcuno d’altro d’altro di organizzare la sua no man’s land, ed era diventato un’“insignificante bestiola che viene mobilitata, addestrata, spedita da qualche parte…punita o premiata perché ha rigato dritto rinunciando al mistero e alla libertà. Lei no. Lei amava ancora di un amore disperato, ma restava padrona del suo mondo libero e segreto dove non avrebbe tollerato alcuna ingerenza.

Nina Berberova – IL GIUNCO MORMORANTE – Adelphi


Ogni albero…

41.

Ogni albero

nasconde la foresta

(e la rivela).

Gli autori di questa deliziosa raccolta poetica -POESIA PER GENTE CHE VA DI FRETTA- Chiara Lorenzoni e Pino Pace, si domandano nella postfazione al volume se davvero l’haiku sia poesia. Per me la poesia, come ogni forma d’arte, è un qualcosa che arriva dritta al cuore, è emozione nella sua forma più pura ed essenziale. L’haiku, nella su brevità, diciassette sillabe in tre versi, raggiunge più che mai questo intento di comunicare sentimenti profondi, lasciando però ancora spazio all’immaginazione, non svelando completamente tutto a noi lettori.

13.

Cos’è l’amore?

Non serve rispondere

bisogna fare.

187.

Ridere forte

per nascondere nodi

dentro il petto.

Se non lo avete ancora fatto, dopo la lettura di questo libro, vi consiglio di approfondire la scoperta di questa antica forma di poesia nata in Giappone nel Diciassettesimo secolo leggendo i versi di Matsuo Basho, che ne è il più alto rappresentante.

Chiara Lorenzoni e Pino Pace- POESIE PER GENTE CHE VA DI FRETTA – Marcos y Marcos


Ciò che tu sei…

Ciò che tu sei
mi distrae da ciò che dici.

Lanci parole veloci
inghirlandate di risa,
e mi inviti ad andare
dove mi vorranno condurre.
Non ti do retta, non le seguo:
sto guardando
le labbra dove sono nate.

Guardi, improvvisa, lontano.
Fissi lo sguardo lí, su qualcosa,
non so che, e scatta subito
a carpirla la tua anima
affilata, di saetta.
Io non guardo dove guardi:
sto vedendo te che guardi.

E quando tu desideri qualcosa
non penso a ciò che vuoi,
e non lo invidio: non importa.
Oggi lo vuoi, lo desideri;
domani lo scorderai
per un desiderio nuovo.
No. Ti attendo piú oltre
dei limiti, dei termini.
In ciò che non deve mutare
rimango fermo ad amarti, nel puro
atto del tuo desiderio.
E non desidero piú altro
che vedere te che ami.

Pedro Salinas


Con cura, con tempo, con attesa

Amore mio,

è difficile da questo fondo, da questo vuoto,

dire come mi manchi, come immenso tu sei nel mancare,

adesso che mi sono persa fra masse dure, fra caligine di buio pesto,

senza orizzonte, senza la tua mano che tutto sorregge.

Tu mi credi più forte, mi pensi in oro e argento, ma guarda l’orma che lascio,

come di farfalla, di passero stanco, di bruco, di formica.

Non vedi come mi spengo se non mi ami? Mi secco come una pianta.

Amami ancora un poco, con cura, con tempo, con attesa.

Amami come amano i forti spiriti,

senza pretesa, con fuoco generoso, con festa, senza ragionamento.

E scusa questo mio domandare ciò che si deve dare,

questo avere bisogno, scusalo. Non è degno del patto che lega la rondine al suo volo,

la rosa al suo profumo, il vino al suo colore, il tuo cuore al mio cuore.

Mariangela Gualtieri

P.S. La meravigliosa canzone sarda che segue è stata scritta nel 1920 ed ha avuto i più grandi interpreti. Ricordo di essermi commossa la prima volta che l’ho ascoltata. La versione strumentale di Paolo Fresu è immensa, ma è uscita su Youtube la versione di Giua, staordinaria cantautrice genovese, accompagnata da Vieri Sturlini alla chitarra! Cercatela, è pura emozione.





14 Dicembre 2020

Ecco perché Anju è la mia gemella, capisci adesso – ha concluso Sudha – . Perché è stata lei a a chiamarmi alla vita.

Ci sono altre ragioni per cui non potrei mai odiare Sudha. Una volta ne ho fatto l’elenco.

Perché è la creatura più bella che io conosca, proprio come le principesse delle favole…

Perché è capace di appoggiarmi una mano sul braccio quando io sto per prendere a calci il mondo intero per la stupidità, e il suo tocco è simile a un sorso d’acqua fresca e pulita in una giornata d’afa.

Perché crede nella magia, nei demoni e negli dei, e nelle stelle cadenti in grado di esaudire i desideri, in un modo che per me è impossibile.

Perché sa raccontare le storie meglio di chiunque altro…

Perché sono stata io a chiamarla alla vita e dunque devo fare tutto ciò che posso per renderla felice.

Chitra Banerjee Divakaruni – SORELLA DEL MIO CUORE – Einaudi

Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto,
Mi ha dato due occhi
Che quando li apro
Chiaramente vedo
Il nero e il bianco

Il punto non era che fosse sufficiente star bene per continuare a vivere. Sono il corpo e i sensi a ordinarcelo e noi eseguiamo. Ma davanti a un tramonto così bello, avvolta da quell’aria mite, mi sentivo felice. La felicità e la tristezza vanno e vengono come le onde sul bagnasciuga. Se oggi cerchiamo rifugio fra le mura di casa, arriverà anche il momento in cui sentiremo il bisogno di uscire. E’ un processo inesauribile, come le onde del mare, sia che lo stiamo ad osservare sia che cerchiamo di restare a galla. E’ la sola gioia del vivere…

“Senza neanche accorgercene abbiamo fatto un bel po’ di strada noi due, non ti pare? E ne voglio fare ancora tanta”…

Mia sorella selezionò della bella musica e inforcò gli occhiali da sole con un gesto sicuro. Scivolavamo via, con animo tranquillo, lungo quelle strade fuori mano immerse nella quiete delle case e dei campi…

Allora stavamo viaggiando per davvero, ma la nostra vita sarebbe stato un viaggio in ogni caso. Non sapevamo dove ci avrebbe portato. Un mare grande, sconfinato, dove il sogno si confondeva con la realtà, sfiorandola talvolta, e talvolta allontanandosene.

Le sorelle Donguri ci sono ancora, mormorai tra me e me.

Banana Yoshimoto – LE SORELLE DONGURI – Feltrinelli

“Il mantello di Clara Sandoval. O era un plaid. O una coperta. Mantello, plaid o coperta, non importa servono tutti a coprire, nasconder, scaldar, proteggere. Un involucro di pietà. Tanti quadrati o rettangoli uniti tra di loro, alcuni ormai sfilacciati , scintille di colore, petardi in un giorno di festa, verdi, rossi, bianchi, stampati, marrone, viola, uno nero qui, uno rosa là, stretti gli uni agli altri in un diligente lavoro di patchwork…

Non sapeva cosa fosse la vanità. Di quante persone potrebbe dirsi lo stesso? Più ci penso e più glielo devo riconoscere.

…non ha mai preteso di essere una protagonista. Arrivava dopo gli altri e non gliene importava niente. Così come accettò di essere Beth invece di Amy in Piccole Donne, così come accettò che le fotografie da mandare a Charlton Heston fossero le mie e non le sue, allo stesso modo quando scegliemmo dove costruire le nostre case…lei fu l’ultima a pronunciarsi.

Non ha mai protestato per voler essere la prima, in nessuna occasione…Una volta si lamentò che sottovalutavo la sua intelligenza, per via dei nostri aspri diverbi su diversi argomenti…

Forse non sospettava di lasciare un immenso vuoto: di risate, di facezie ,del suo grande fascino, di saper suscitare intorno a sé un’allegria contagiosa, in grado di condizionare l’umore di chi le stava vicino. Finita la sua capacità di trasformarsi in una tiranna quando si trattava di prendere decisioni drastiche, oppure in un oracolo spaventosamente profondo – una dote che serbava per le grandi occasioni: con una sola frase ci metteva a tacere tutte, costringendoci a riflettere per giorni e gironi.

“Si abbracciano/ …come le pietre e le sorelle”.

Marcella Serrano – IL MANTELLO – Feltrinelli

Radici

Sono immersa nella notte

di queste radici amare

come povere meduse

che nel silenzio si abbracciano

cieche, uguali e in piedi,

come le pietre e le sorelle…

Gabriela Mistral

Shobhaa Dé – SORELLE – TEA


10 Dicembre 2020

Anima mia,

oggi è domenica. Un’ altro giorno è passato lontano da te, un altro giorno è passato che mi avvicina, nell’anima di più a te. L’invadi tutta ormai, l’anima mia, traboccante d’amore per te, piena, sempre più colma della ricchezza di vita, di luce, di sogno, di verità che le offri, amore mio. E non ti stancherai? Non ti stancherai più? Non ti stancherai mai? Mi guardo allo specchio, vedo il mio viso avvizzito e mi sento colpevole di un grande errore. Perché è nato in te, ho mosso in te l’inganno di amarmi? Perché coltivo in me la colpa di amarti?

Ti amo, non puoi sapere quanto ti amo, molto più di me stesso, molto più di tutto, più persino della mia poesia se tu, amore, anima mia, non fossi la mia poesia.

Sei la causa del mio rimorso, e hai il merito di dare un motivo, un forte motivo ai pochi giorni che mi restano.

Ti bacio perdonami l’audacia demente che ho di baciarti.

Ungà

Giuseppe Ungaretti -LETTERE A BRUNA – Mondadori

Cercata in me ti ho a lungo, Non ti trovavo mai, Poi universo e vivere In te mi si svelarono…

Darling,

Mia cara Irma, io sono abituato a cibarmi di nuvole e di lontananza, ma tu meritavi qualcosa di meglio! E lascia che ti ripeta che io non voglio la libertà che mi dai, ma tu devi restare assolutamente libera e non avere nessun male da me! Io sarò sempre tuo, a tua disposizione, pronto a fare quello che vorrai – e persino a pensare – quello che vorrai farmi pensare. Per questo, forse, non mi sono mai preoccupato di parlarti delle mie idee, come tu vorresti; non ci tengo, non desidero di meglio che pensare con la tua testa e vedere coi tuoi occhi…

E.

Eugenio Montale – LETTERE A CLIZIA – Mondadori

VIRGINIA,

i tuoi piccoli amici si sbagliano. Sono stati contagiati dallo scetticismo tipico di quest’epoca di scettici. Credono solo a quello che vedono Pensano che quello che le loro piccole menti non comprendono, non esista.

Si Virginia, Babbo Natale esiste. Esiste così come esistono l’amore, la generosità e la devozione, e tu sai che queste cose abbondano e donano alla tua vita gioia e bellezza. Ahimè come sarebbe triste il mondo se non ci fosse Babbo Natale! Sarebbe triste come se non ci fossero delle VIRGINIE. Allora non ci sarebbe nessuna fede infantile, nessuna poesia, nessun romanticismo a rendere sopportabile la nostra esistenza. Non avremmo nessuna gioia a parte quella dei sensi e della vista. La luce eterna con cui l’infanzia riempie il mondo si spegnerebbe.

Carteggio fra Virginia O’Hanlon, 8 anni e Francis P. Church direttore del quotidiano newyorchese Sun , 1897

A cura di Shaun Usher – L’ ARTE DELLE LETTERE 125 corrispondenze indimenticabili – FELTRINELLI

Amo i carteggi perché racchiudono “ardenti segreti”, ma, credo, anche il lato più umano e sensibile delle persone.

Leggere le lettere di Ungaretti e Montale permette di andare oltre il volto ed il ruolo letterario di questi due immensi poeti per coglierne , a mio parere, l’intima umanità e fragilità.


9 Dicembre 2020

L’albero magico

Non cercare nel libro

di scienze naturale:

l’albero di Natale

è l’albero della magia.

Vi crescono in compagnia

arance, mandarini,

caramelle, cioccolatini,

torroni, lumini…

Ma i frutti più buoni

sono i frutti a sorpresa

che maturano a mezzanotte

nei loro pacchetti,

mentre tu aspetti a letto,

fingendo di dormire,

che ti vengano a chiamare

per farteli scoprire.

Gianni Rodari – LE PIU’ BELLE STORIE DI NATALE – Einaudi Ragazzi

Autori Vari – POESIE E STORIE CLASSICHE DI NATALE – Einaudi Ragazzi

Mino Milani – NOTTE E NEVE – Einaudi Ragazzi