Quella metà di noi…

Domenica, 28 aprile 2019

Parto per sistemare i conti, i nostri, e per ritornare.

“Abbiamo tante vite quante sono le persone che incrociamo e alle quali concediamo la possibilità di determinare un cambio di direzione o una svolta.”

Matilde Mezzalama, vedova e maestra in pensione, vive a Torino, o meglio nella banlieue torinese di Barriera Milano. “Barriera è una parola che condiziona l’esistenza”. “Un posto di merda” agli occhi di sua figlia Emanuela, che da qui è scappata per laurearsi in veterinaria e diventare una donna internazionale che parla tre lingue e vive in precollina.

Madre e figlia non si frequentano, se non per l’attimo dello scambio di un panettone a Natale. Le troppe verità omesse fra loro lasciano spazio solo a “un dialogo senza espressione” e ad un’incapacità di sostegno reciproco.

Emanuela non comprende e non accetta che sua madre, nonostante la pensione, faccia la badante ad un’anziano ingegnere. Matilde sembra non trovare il coraggio di raccontare a sua figlia le sue leggerezze.

Matilde infatti, dopo il pensionamento, incontra Amedeo che pur essendo più giovane di lei, non ha fatto caso alla differenza di età. Amedeo che “aveva i capelli del colore di certi biscotti dimenticati nel forno per qualche minuto più del necessario”, i tratti del viso piacevoli e le mani “pratiche, intraprendenti, ostinate. Mani musicali, agili, svelte”. Amedeo che la inganna…

Anche Emanuela sopporta il peso di una vita infelice. Mai accettata dagli altezzosi suoceri dentisti, che non perdono occasione di denigrala, “La nuora faceva del suo meglio per essere all’altezza, ma nessuno sforzo era sufficiente. Non la dizione corretta, non la buona educazione, non una discreta cultura generale… Poverina. Be’, d’altronde è di Barriera.”, cerca di conservare la sua vita dentro scatole ordinate. Fino a quando non ricompare sulla sua strada un ex compagno di università, fino a quando il suo sguardo non incrocia “uno sguardo che non era per niente issimo. Era brillante questo sì, nonostante la leggera miopia, ma soprattutto era suo, di lei…” Uno sguardo che però inganna anche lei…

Ci sono verità non dette un po’ per tutti i personaggi di questo romanzo corale, per Laura, Dora, Carmen, Moreno e per l’ingegnere Giacomo Dutto che a Matilde, prima di seppellire il suo segreto con sé, confida: “Ci sono segreti che sono gesti d’affetto”.

Quando le illusioni crollano però, le cose devono essere rimesse a posto, ma le madri non servono a questo? Per soddisfare i bisogni dei figli e vivere una vita secondaria? Matilde, a differenza delle sue illusioni, che avevano la forma di una cartolina appesa al frigo, non crolla e, anche se non riuscirà a dirlo a sua figlia, cercherà di porre rimedio alle leggerezze e ai segreti.

“Quella metà di noi” è un romanzo che leggi in tensione fino all’ultima pagina. Un romanzo che ti fa intuire che i segreti possono essere: “Spazi di intimità da preservare, nascondigli per azioni incoerenti, fughe, sguardi, libertà particolari, il trucco che nasconde l’evidenza, pozze in cui saltare a piedi scalzi, regali senza mittente, errori, vendette. Persone amate.”

“Chi non ha qualcosa da nascondere, ha almeno una verità da raccontare. E la verità, a volte, è il più grande di tutti i segreti.”

Buona lettura e buona domenica!

Paola Cereda “Quella metà di noi” Giulio Perrone editore

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